21 May
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Il rap è senza dubbio il genere musicale più in voga negli ultimi anni e, come ogni forma d’arte che si rispetti, influenza l’esistenza delle persone, diventando spesso uno stile di vita. La povertà invece è una condizione sociale a cui le persone sono sottoposte e dalla quale vorrebbero scappare, ma spesso provano ad evaderne nel modo sbagliato. 

Allora è opportuno provare a rispondere a questo interrogativo: il rap e la povertà, sono in qualche modo correlati? 

La risposta è “sì, molto spesso”.  Constatiamo innanzitutto che una buona parte degli artisti rap vengono dalla strada, ovvero da una condizione di povertà o almeno così raccontano nei loro testi. Quello che la maggior parte di questi personaggi riferisce è un passato caratterizzato da violenze, droghe, armi e crimini. Ma i rappers che descrivono così il loro passato, lo fanno per far sì che gli adolescenti non inciampino nei loro stessi guai o per vantarsene? Nei testi rap, spesso e volentieri si fa mostra di uno stile di vita mediocre e pericoloso, quasi come se fosse quello giusto ma altre volte viene condannato, anche dagli stessi rappers. Ma quindi... lo reputano giusto o sbagliato?

I rappers rispondono che quello raccontato nella maggior parte delle canzoni è uno stile di vita assolutamente recriminabile derivato da situazioni di criticità: quasi come a volerlo giustificare. Il rap, però, nonostante ciò, è attualmente il genere musicale più criticato e spesso viene accostato ai fenomeni di criminalità adolescenziale. 

Queste affermazioni, purtroppo, hanno un fondo di verità. È ormai noto a chiunque che le nuove generazioni siano sempre più propense ad osannare la criminalità: fenomeno che riguarda in particolar modo i ragazzi che vengono dai cosiddetti bassifondi. Per questi ragazzi si prospetta un percorso molto lungo e difficoltoso per poter uscire da questa condizione e nei testi rap trovano il riflesso della propria vita e da essi traggono conforto ma al contempo possono subirne un condizionamento che li porta ad imboccare la via sbagliata. 

Un tempo il più grande sogno per i ragazzi provenienti da famiglie in condizioni di povertà era poter studiare. Ora la maggior parte di questi adolescenti si concede allo spaccio o al compimento di altri reati, credo, talvolta anche influenzati dalla narrativa dei testi rap. Il rap incide anche su un altro fenomeno molto diffuso tra i ragazzi di oggi, quello delle baby gang, gruppi di adolescenti “appassionati” dei reati che alle volte si ritrovano anche a “dichiararsi guerra” tra loro, pensiamo alla vicenda del rapper milanese Shiva, arrestato a causa di una sparatoria nell’ottobre scorso. L’influenza che il rap può avere sugli adolescenti è fuor di dubbio, ma colpevolizzare solo il rap è scorretto. Per cercare di salvare qualcosa di questo ambiente “tossico” bisognerebbe intervenire attivamente nei contesti di povertà e criminalità, ripulire e purificare quelle realtà attraverso forme di profonda sensibilizzazione verso stili di vita equilibrati e virtuosi.

Andrea Benigni, III D Liceo classico

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