La Giornata della Memoria viene celebrata da venticinque anni nelle scuole, sui giornali e nelle televisioni di tutto il mondo e si sente la solita frase: “Ricordare per non dimenticare”.
Ma cosa si ricorda esasattamente?
Per celebrare questa giornata, il 27 gennaio non è stato scelto in modo casuale; infatti, nello stesso giorno nel 1945, le Armate Rosse liberarono gli ultimi prigionieri dal campo di concentramento di Auschwitz, sancendo la fine dell’Olocausto.
Ovviamente la giornata non serve solo a commemorare l’accaduto, ma anche a far riflettere tutti noi sugli eventi di quel periodo, per farci mettere nei panni delle persone che sono state deportate, e non solo, anche per far in modo che non si ricada negli stessi errori.
Ma se riflettiamo sullo sterminio degli ebrei, non sarebbe giusto fare lo stesso anche con gli altri genocidi che ci sono stati nella storia? Armeni, Cambogiani, popoli della Cina, della Russia, dell’Indonesia, dell’America Latina, del Burundi e Rwuanda, dell’ex Yugoslavia, e tanti altri non sono degni di essere ricordati?
Non basta un solo giorno per ricordare e riflettere su tutte le atrocità commesse nel corso della storia; ne è la prova il fatto che quest’elenco aumenta ogni anno nonostante si commemori la Giornata della Memoria da venticinque anni.
Questo l’ONU lo sa bene e, infatti, nel 1948 ha istituito la Giornata Internazionale per la Commemorazione e la dignità delle vittime di genocidio, per ricordare tutte le vittime dei numerosi stermini che ci sono stati nella storia.
Forse se celebrassimo entrambe le giornate ci sarebbe una riflessione che toccherebbe veramente tutti.
Francesca Stellato, II D (Liceo Classico)