Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore,
e fallo conoscere al mondo.
La poesia che ho scelto si intitola “prendi un sorriso”, di Mahatma Ghandi. Credo che il suo intento sia quello di trasmettere la sua idea di vedere il mondo o, magari, di come vorrebbe che sia.
L’aspetto che mi colpisce è che nella poesia non mette in risalto tanto la brutalità della guerra, quanto il modo per offuscarla, cosicché non faccia più parte della vita di milioni di persone. Dice, infatti, che la soluzione sarebbe agire con bontà, con l’amore che ci spinge a fare del bene, di agire cercando di donare agli altri qualcosa che a loro non appartiene.
Chiede, ad esempio, di donare un raggio di sole a chi vive nell’oscurità, di scoprire una sorgente e di bagnare chi vive nel fango, di prendere il coraggio e di metterlo nell’anima di chi non sa lottare. In questi versi percepisco la pura volontà dell’autore di trasmettere a chiunque legga questa poesia come si potrebbe veramente rendere migliore la vita delle persone che vivono nel dolore, agendo con l’amore che sta nelle piccole cose.
Questa poesia è, quindi, un richiamo all’umanità, all’empatia, all’essere più umani nei confronti di chi convive con una sofferenza che non saremo mai in grado di percepire, tantomeno comprendere: Ghandi parla di questo fatto specialmente nel verso che cita testualmente: “Prendi una lacrima, posala sul volto di chi non ha pianto”, in cui invita chiunque a cercare di immedesimarsi nella loro circostanza, di mettersi nei panni di tutte quelle persone che vivono nella guerra, in cui, spesso, sono nate.
È proprio da questo che, secondo me, si assimila il vero valore della pace; essere in grado di capire il volere altrui, immedesimandosi e donare ciò che queste persone non hanno mai avuto.
Il fatto che questa poesia sia stata scritta alla fine del 1800, non significa che adesso siamo estranei da questo contesto: le guerre in Ucraina e Gaza sono la causa di uno scenario incredibilmente drammatico, in cui le famiglie sono intrappolate, non solo in un brutale conflitto, ma in una sofferenza che non permetterà mai loro di avere un sorriso.
Viola Serbori, IIA (Liceo Scientifico)