Dal 30 settembre al 3 ottobre 2023 ho avuto l’opportunità, insieme a due mie compagne dell’Istituto “G.A. Pischedda” di Bosa, di partecipare al grande evento “A Europe of Rights” organizzato a Lampedusa dal Comitato 3 ottobre in occasione della celebrazione del decennale del terribile naufragio in cui persero la vita 368 persone e da cui il Comitato stesso prende il nome. È stato un evento a cui hanno partecipato scuole provenienti da tutt’Italia ed Europa, proprio al fine di arrivare al cuore dei giovani e di coinvolgerli il più possibile per quanto riguarda il fenomeno della migrazione. A questo proposito, noi ragazzi siamo stati divisi in diversi gruppi e abbiamo preso parte alle varie attività organizzate e proposte sia dal Comitato sia da alcune Organizzazioni, che si sono svolte presso l’Istituto “L. Pirandello” di Lampedusa. In particolare ho partecipato ad un laboratorio in cui si è parlato di come i disastri ambientali possano portare una persona a spostarsi dal suo Paese ad un altro e come la situazione cambi in base allo stato sociale. Per esempio, le donne e i bambini, riscontrano diverse difficoltà, in quanto più soggetti al razzismo. Se invece accade che una famiglia decida di non spostarsi ed è economicamente instabile, i bambini vengono mandati a lavorare e le bambine date in spose a degli uomini. In un altro laboratorio è stato spiegato quello che succede alle persone prima dell’imbarco, il viaggio in mare è solo l’ultima delle tante “tappe” che queste persone devono affrontare: spesso prima di imbarcarsi arrivano in Libia, dove ci sono le carceri in cui vengono rinchiuse per aspettare qualcuno che venga a prenderle. I soldati, però, fanno tutto fuorché tenerle in custodia. Hanno “bisogno” di soldi e si aspettano che siano proprio le famiglie dei migranti a darglieli, per cui minacciano di ucciderle, le torturano, finché non ricevono i soldi. Sempre nello stesso laboratorio ho incontrato una ragazza che ha vissuto queste cose, sentire la sua testimonianza è stato diverso, ha reso tutto così reale…
Il 3 ottobre, verso le 3:15 del mattino, c’è stato un momento di commemorazione delle vittime del 2013. Alcuni ragazzi hanno cantato delle canzoni e letto alcune parole che hanno dedicato alle vittime e tutti, insieme ad alcuni dei loro parenti e dei sopravvissuti, abbiamo ripercorso ciò che è successo quella notte. Poi c’è stato un momento in cui noi studenti siamo andati ad abbracciarli. Le emozioni che ho provato in quel momento sono veramente tante. Vedere i loro occhi pieni di lacrime e dolore ha suscitato in me un senso di vuoto, quasi di colpa, e ripensandoci adesso mi sentirei esattamente così, come se stessi rivivendo quel momento.
Non avevo mai avuto l’occasione di trattare il tema della migrazione così da vicino, di toccarlo con mano, e ringrazio tanto la mia scuola per avermi dato l’opportunità di partecipare a questo evento, perché mi ha insegnato tanto. Anzi, le persone che vivono queste tragedie mi insegnano tanto. Mi insegnano quanto sia importante lottare per la vita, quanto questa sia bella e troppo breve per non viverla pienamente in ogni attimo. Mi insegnano il coraggio che ci vuole per inseguirla e guardarla da un’altra prospettiva. Ho capito quanto io sia veramente fortunata. In fondo, se ci pensiamo, quante volte diamo per scontato ciò che abbiamo e ci soffermiamo solo su quello che ci manca? Ecco allora quello che di significativo mi porto via da questa esperienza: cambiare le mie prospettive, aprire gli occhi, nutrire il desiderio di scoprire la vera bellezza della mia vita.
Marika Mocci, III D Liceo classico