Era una giornata come le altre, l’alba sorgeva in tutti i suoi colori su Molis. Intanto il Signor Taylor stava lavorando su documenti molto importanti riguardanti l’A.T.U.I. che parlavano di uno strano macchinario in grado di fare diverse cose: faccende domestiche, riparare pezzi meccanici e creare in poco tempo tecnologie utili per la produzione. Queste ultime in particolare preoccuparono il Signor Taylor, che temeva di vedersi sostituito dall’intelligenza artificiale. Non aveva tutti i torti a crederlo, perché da circa una settimana aveva lasciato incompiuto un progetto molto proficuo non sapendo come continuarlo. Perciò si adoperò per ottenere spiegazioni più dettagliate sulla macchina e sul suo futuro lavorativo; si alzò dalla sedia e si diresse verso l’ufficio del suo Capo.
Il Capo, era una donna misteriosa e cupa di cui nessuno conosceva il vero nome; indossava sempre abiti scuri e aveva l’abitudine di fissare i suoi dipendenti con uno sguardo glaciale e una puntina di disprezzo. Incamminandosi, sopraffatto da questi pensieri, il Signor Taylor s’imbatté in una porta, che sino a quel momento era rimasta chiusa, e incuriosito si ritrovò all’interno di uno strano laboratorio in cui un raggio di sole, oltrepassata una finestra molto piccola, faceva scorgere all’occhio attento dello scienziato un grande telo bianco che copriva qualcosa; lo alzò e con grande stupore vide il macchinario che, forse, l’avrebbe sostituito. Mentre lo osservava attentamente sentì un rumore, si girò e vide una delle persone a cui poteva chiedere spiegazioni. Forse il Capo, oppure un altro membro dell’A.T.U.I.?
Questo, per ora, lo sa solo il Signor Taylor.
Francesca Stellato, I D Liceo classico