Siamo in compagnia di Asia e Giovanna Andrea, due alunne che frequentano la 3 A del liceo scientifico di Bosa, in procinto di intraprendere un percorso che le porterà a trascorrere il nuovo anno scolastico, quello della quarta liceo, all'estero. Chiediamo quindi alle due pioniere, Asia e Giovanna Andrea, cosa suggerirebbero ad esempio ad un genitore, preoccupato perché il proprio figlio vuole sperimentare un percorso interculturale all'estero in modo tale da tranquillizzarlo! Oppure ad uno studente, che vorrebbe intraprendere una simile esperienza ma non sa come fare ed ha tanti dubbi. Asia e Andrea, perchè questa voglia di trascorrere un lungo anno scolastico all'estero? Non siete piccole? Sappiamo che esistono tanti tabù sia da parte degli studenti che delle famiglie riguardo agli scambi culturali, per questo abbiamo pensato di rispondere ad alcune domande per fare chiarezza sull'argomento, per invogliare i ragazzi e le ragazze ad intraprendere questo percorso di vita. Ma, cosa vi ha spinto ad intraprendere questo percorso? Viaggiare mi è sempre piaciuto tantissimo - risponde Asia.- Sono una ragazza curiosa, che non si ferma mai all'apparenza, mi piace scoprire cose nuove come, lingue e culture differenti dalla mia. Sono sempre con la valigia pronta! Per questo durante gli anni del liceo ho fatto vari viaggi! Nell'ultimo periodo, a causa del Covid 19, ho sentito tanto la mancanza di viaggiare, di conoscere e di staccarmi da ciò che per me è il quotidiano ed è anche per questo che ho intrapreso questo percorso di scuola all'estero, in un altro continente . Anch'io amo viaggiare - afferma Giovanna Andrea - ed ho viaggiato con la mia famiglia sin da quando ero piccola. Mi hanno sempre affascinato le diverse culture. Il fatto di potermi immergere appieno in un mare di diversità culturali lo trovo stimolante! Soprattutto, in questo periodo anch'io sento la necessità di staccarmi dal quotidiano, sento che è arrivato il momento di vivere un'esperienza formativa unica e indimenticabile.
Se ho capito bene vi piace viaggiare! Ma soprattutto avete voglia di vivere un'esperienza all'estero: non un viaggio turistico, ma innanzitutto culturale; tanto è vero che voi andate in America a studiare. Allora vi chiedo perché un genitore apprensivo dovrebbe condividere l'esperienza del figlio e cosa il vostro compagno interessato a fare la vostra esperienza dovrebbe fare? Personalmente mio padre è molto felice ed entusiasta, forse più di me. È stato lui ad iscrivermi al programma ed a richiedere il colloquio con la mia agenzia, perché ritiene che sia un'esperienza che tutti i ragazzi e ragazze dovrebbero fare, soprattutto per una crescita personale. Lui mi ha dato la spinta di cui avevo bisogno per intraprendere questa esperienza e gli sarò per sempre grata afferma Asia.
I miei genitori inizialmente non erano convinti. Avevano paura del fatto che io stessi lontana da casa per molto tempo, in un Paese a me ed a loro sconosciuto.- Aggiunge Giovanna Andrea-. Poi hanno capito quanto io tenessi a vivere questa esperienza e quanto fosse formativa per la mia crescita. Così hanno accettato la mia scelta e mi hanno supportato durante tutto il mio percorso di preparazione, fino a questi giorni che precedono la mia partenza. Ora percepiscono la mia felicità e non vedono l'ora che io, nonostante sappia che sentiranno tanto la mia mancanza, affronti questa esperienza.
Come si sceglie il luogo dove svolgere un'esperienza formativa di studio all'estero? - Ho scelto gli Stati Uniti perché ci sono già stata. Lì ho trovato una vera multiculturalità, aspetto importante per me e per la mia crescita formativa - spiega Asia-. Degli USA mi incuriosisce soprattutto il sistema scolastico, la routine americana e le diverse festività come Halloween ed il Thanksgiving, ma anche gli eventi che organizzano le scuole, come ad esempio il Prom. Immagino anche per la lingua! Si certo - prosegue Asia - come aspetto l'ho collocato per ultimo, ma certamente non meno importante.
E tu Giovanna Andrea, come hai orientato la tua scelta? - Ho sempre voluto visitare questa grande nazione, ma non ho avuto la possibilità, ed essendo una delle mete di questo programma, l'ho scelta senza esitazione. La maggior parte dei film e delle serie tv che seguo sono ambientate in America, ed il fatto di poter vivere lo “stile americano” e di poter studiare in una scuola statunitense mi ha sempre incuriosita.
Apprezzo il fatto che tutte e due farete la stessa esperienza. Siete fortemente motivate, anche se spinte da aspetti differenti. Lo trovo interessante! Quindi, possiamo dire che questo viaggio formativo è importante non solo per conoscere un'altra lingua, ma anche per scoprire altre culture che, come sappiamo, arricchiscono le nostre competenze, che andremo a impiegare sempre nella nostra vita. L'aspetto culturale, come aspetto della crescita, è molto importante e sono contento che l'abbiate messo in evidenza. Un altro punto, credo anch'esso fondamentale, è la vostra giovane età: mettersi in gioco a 15 o 16 anni. A quell'età, negli anni '50 del secolo scorso, si partiva dalla Sardegna per il continente –Italia- per cercare lavoro; perché la famiglia, magari numerosa, non poteva più sfamarli. Si era in età lavorativa si diceva... Mentre adesso, paradossalmente, alcuni ragazzi e ragazze e genitori hanno timore che il proprio figlio o figlia affrontino un viaggio di studio e formazione. Voi per quali altri motivi desiderate intraprendere questa esperienza?
Per crescere e arricchire le nostre competenze, per il nostro futuro in un mondo globale - dicono all'unisono le due studentesse del nostro istituto -. Abbiamo deciso di metterci in gioco, perché vogliamo imparare ad essere indipendenti, autonome, capire come gestire le nostre finanze acquistando solo ciò che è veramente utile. Vivendo in famiglia non sempre questo è possibile. I nostri genitori, come crediamo anche quelli degli altri, fanno di tutto per non farci mancare nulla. Poi, come ha detto lei, negli anni '50 si partiva solo per lavorare, con le valige di cartone, un viaggio più della speranza che culturale. La forza ci viene dal fatto, inoltre, che impegnarsi a risolvere i problemi che la vita ti pone davanti, pur lontani dai nostri famigliari e affetti più cari, sia di grande stimolo. Ditemi: cosa devo mettere in valigia”? O meglio, cosa devo fare, a chi mi devo rivolgere prima di affrontare un viaggio interculturale?
Io mi sono rivolta ad un'agenzia conosciuta tramite il passaparola, successivamente ho curiosato in vari profili social, per avere altre informazioni. Comunque ci sono i siti istituzionali e le agenzie accreditate, per informazioni più mirate e affidabili - dice Asia. - Ho contattato inizialmente un'agenzia, poi un'altra che ho ritenuto affidabile, attraverso i social. Ma ho utilizzato anche io il passaparola - spiega Giovanna Andrea.
Come trovare le agenzie migliori? Innanzitutto non esiste un'agenzia migliore di un'altra. Su internet bisogna cercare: agenzie per scambi culturali, o agenzia per i viaggi all'estero per studenti. Alcune agenzie offrono esperienze con valori diversi tra loro e sta poi a ciascuno fare la scelta più adatta alle proprie esigenze. Comunque, come già detto, ci si affida anche al racconto delle esperienze vissute da altri studenti. Immagino che ci siano dei costi da sostenere, ma anche delle borse di studio che finanzino, almeno in parte, il viaggio-studio. Sì, si può usufruire di borse di studio sia dell'agenzia sia di enti diversi compatibili con l'agenzia, ma io personalmente non ho potuto usufruirne. Ci dice Asia. Anche la mia agenzia - prosegue Giovanna Andrea offre borse di studio. Io ho ottenuto una borsa di studio da un ente esterno alla mia agenzia ed ho potuto utilizzarla perché compatibile con questa. Naturalmente per ottenere una borsa studio bisogna avere dei requisiti che variano da agenzia a agenzia. Di che tipo di progetto si tratta ? Richiede un grande impegno finanziario? Il nostro non è un progetto Erasmus ma di scambio culturale. Nel nostro caso il percorso da noi intrapreso, ha una durata di dieci mesi, ma può anche avere una durata semestrale o trimestrale. Il costo varia a seconda dell'agenzia e con le diverse borse di studio risulta più che accessibile. Il viaggio, per entrambe, non è una spesa, è un investimento per la crescita personale e la formazione che alla nostra età, solo un'esperienza di questo tipo ti può dare. Dove andrete a vivere e con chi? Entrambe andrete a vivere in una famiglia che vi ospita. Non avete un po' di paura? Io ho ricevuto le prime informazioni sulla famiglia a metà marzo - prosegue Asia - ed inizialmente ero spaventata, perché si trattava di un double placement: la famiglia aveva deciso di ospitare contemporaneamente due studentesse di scambio. Ben presto ho fugato tutti i miei dubbi ed ho accettato.
Quindi avete la possibilità di parlare con la famiglia? Si certo. Rispondono entrambe!
Io, - afferma ancora Giovanna Andrea - ho appreso direttamente dall'agenzia a quale famiglia sarei stata destinata. Inizialmente ero un po' in apprensione, non sapendo nulla di queste persone. Invece, conoscendole attraverso le videochiamate, ho compreso che sarebbe stata la famiglia perfetta per me e mi sono sentita davvero fortunata ad essere loro ospite. La mia nuova famiglia è composta da madre, padre e due sorelle; anche se una di queste frequenta il college e non vivrà in casa con me. Quale percorso di studi intraprenderete in America? -Essendo iscritte al liceo scientifico - rispondono entrambe - frequentiamo le classi "scientifiche", ma puntiamo a fare attività diverse da quelle che sperimentiamo in Italia, tipiche delle classi statunitensi. Anche per calarci appieno nell'esperienza e per integrarci il meglio possibile. Quali prerequisiti bisogna avere per poter affrontare questa avventura? Non occorrono dei prerequisiti specifici per la partenza, non c'è bisogno di avere un livello alto di inglese, però si consiglia di guardare film e serie tv in inglese per abituarsi all'ascolto e alla comprensione della lingua. Cosa ti spaventa di più e come pensi di superare le paure di questa nuova avventura? Della partenza mi spaventa molto - ci dice Asia - il distacco dalla mia famiglia dai miei amici e dalle mie abitudini. Non avere dei punti di riferimento di sicuro mi stravolgerà, ma è proprio questo è il senso del viaggio e dell'esperienza e non vedo l'ora di partire. Mi spaventa tanto anche integrarmi nella società di destinazione ed in primis nella famiglia che mi accoglierà. Sono però sicura che questi disagi non mi tormenteranno più, una volta arrivata negli Stati Uniti.
E per te Andrea? -Anche per me è lo stesso, non ho prerequisiti specifici per la partenza, o probabilmente, l'unico è possedere un grande spirito di adattamento. Della partenza mi spaventa abbandonare le mie abitudini, il fatto che dovrò farmi nuovi amici e conoscenze e non trascurabile, che frequenterò una scuola strutturata in modo totalmente differente dalla mia. Nonostante ciò, sono molto contenta di partire e non sto nella pelle, sono sicura che questo viaggio sarà memorabile e le conoscenze apprese mi serviranno per tutta la vita.
Poi non dimentichiamo che c'è internet che ci avvicina!
Siamo giunti al nostro traguardo, ringraziamo le nostre due pioniere ei nostri ospiti. Siamo certi di aver tranquillizzato il genitore e “invaligiato” il nostro alunno. Non mi resta che lasciarvi con un biglietto per il vostro viaggio:
Non smettere mai di credere nei sogni ! Quando ti sembrerà di non farcela, ricorda di non smettere di sognare e scoprire quanto sei grande e unica e unico!
Non esistono fallimenti,
ma solo e sempre mete da raggiungere!
Giovanna Andrea Cadeddu, Asia Oggianu