23 Mar
23Mar

Ultimamente, anche in seguito alle recenti risse, si sta sempre più dibattendo sulle manifestazioni di violenza negli stadi. Vorrei recuperare il ricordo della vicenda accaduta a Vincenzo Paparelli, tifoso laziale, morto il 28 ottobre 1979 durante la stracittadina romana, giocata dalla sua squadra del cuore contro l’eterna rivale, la Roma. Oggi abbiamo intervistato Fabrizio, tifoso laziale presente allo stadio il giorno della morte di Paparelli.

Ecco quello che ci dice riguardo alla sua morte...

“Mi ricordo era il 28 ottobre 1979, ero appena sedicenne. Andai all’Olimpico, in curva, come mio solito, per assistere al derby tra Lazio e Roma, quello che poi divenne "Il derby di Vincenzo Paparelli". Lo stadio era gremito di gente già da qualche ora prima, ad un certo punto dalla curva Sud della Roma vennero lanciati con il lanciarazzi tre razzi antigrandine, il primo cadde in mezzo al campo, il secondo sorpassò di poco la curva Nord (curva dei tifosi della Lazio) mentre il terzo purtroppo cadde nella curva e colpì in pieno viso Vincenzo, ammazzandolo. E’ stata una scena orribile, la moglie provò a rimuovere subito il razzo dalla faccia del marito, ustionandosi la mano e svenendo. Dopodiché venne comunicata la decisione di far giocare la partita, fu da quel momento che noi laziali iniziammo a fare confusione per chiedere rispetto nei confronti del morto. Alla conclusione della partita si scatenò una guerriglia, una vera e propria caccia all’uomo, ricordo ancora quando alcuni laziali buttarono nel Tevere due o tre romanisti, a me per fortuna molte cose non saltò in mente di farle... Un grande problema, che ci dimostra l’insensibilità di molti giovani, è che ci sono molti ragazzi, romanisti e non solo, che ancora imbrattano i muri di Roma insultando la famiglia Paparelli.”

...e alla violenza negli stadi

“Credo che sia una vera e propria piaga sociale, purtroppo dopo 150 anni di calcio esiste ancora gente che va allo stadio solamente per dare fastidio o per sfogarsi, c’è chi fuma o si droga, però c’è altrettanta brava gente che va lì per tifare. A malincuore non tutti si possono controllare, poi però per colpa di uno ci passano tutti. Una buona idea sarebbe, ad esempio, adottare gli stessi sistemi di controllo e di punizione che in Inghilterra permettono ai poliziotti di contenere la violenta esuberanza degli Hooligans, cioè mettere telecamere e stewart dappertutto in modo tale da arrestare e processare nell’immediato, tramite tribunali edificati appositamente a fianco allo stadio, pur di punire tali comportamenti da parte degli Ultras. Purtroppo in Inghilterra questa soluzione non è bastata poiché gli Hooligans si danno appuntamento perfino nelle campagne pur di mettersi le mani addosso.”

Con questo articolo ringraziamo di cuore Fabrizio per la sua collaborazione e ci auguriamo che il racconto di questo tragico episodio sia da monito a tutte quelle persone che concepiscono la loro presenza agli stadi come occasione per delinquere, auspicando che non si verifichino più situazioni del genere.

Andrea Benigni, 2 D Liceo classico

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