23 Mar
23Mar

Il 2 marzo 2023, grazie al progetto “Un passo oltre”, promosso dalla mia scuola, l’Istituto d’Istruzione Superiore “G. A. Pischedda” di Bosa, nell’ambito dell’insegnamento della Religione Cattolica e dell’Educazione Civica, mi sono recata al carcere di Alghero insieme ai miei compagni di classe. Scrivere sull’esperienza è complicato perché molte sono state le emozioni che mi ha suscitato e le sensazioni nuove che ho provato.Inizialmente siamo entrati in una sala addetta al personale del carcere, dove abbiamo lasciato gli zaini e altri oggetti personali, al fine di superare i controlli di sicurezza necessari. Successivamente ci siamo recati in una grande sala dove è avvenuto l’incontro con alcuni detenuti: era percepibile persino la loro emozione, oltre alla nostra!In un primo momento tutti hanno parlato dell’importanza della vita e di come questa debba essere custodita con cura, rispettando le regole, gli altri e noi stessi. Ognuno di loro voleva raccontarci la propria storia, voleva il suo spazio, voleva farci vivere in qualche modo la propria vita, seppur in parte sbagliata, con poche e semplici parole. Ebbene, ci sono riusciti fino in fondo.Molte volte pensiamo che per conoscere pienamente una persona sia necessario sapere tutto di lei, persino gli aspetti che cerca di nascondere; io stessa pensavo che per conoscere i detenuti bisognasse sapere il motivo per cui si trovassero all’interno del carcere. Mi sbagliavo! Una frase in particolare mi ha colpito: “Voi avete un odore di libertà che nemmeno immaginate”. In quel preciso istante ho compreso quanto per me la libertà sia scontata e a quante cose, ritenute fino a quel momento banali, non abbia dato la giusta importanza.È importante tenere a mente che i detenuti sono persone come noi. Bisogna sostenerli e guidarli nella presa di consapevolezza di ciò che hanno fatto, che conseguentemente li porterà al pentimento, e supportarli a non ripetere gli stessi sbagli, non giustificandoli ma aiutandoli.Vivere questa giornata mi ha aiutata molto a maturare. In realtà penso sia stata di aiuto ad ognuno di noi. Consiglio a tutti, qualora potesse capitare, di affrontare con coraggio un’esperienza di tal genere; mi rendo consapevole di quanto questo sia umanamente difficile, soprattutto perché è stato chiaramente percepibile il disprezzo che ciascun carcerato provava per sé stesso, sottolineato da questa affermazione: “Prendeteci d’esempio per non essere come noi. Siate migliori”.


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