Ogni anno, la seconda domenica di maggio, si rinnova la devozione dei cuglieritani verso santa Caterina di Alessandria. Nei nove giorni precedenti alla festa nella basilica di Santa Maria e nella chiesa di Santa Caterina si celebra la novena. La domenica il simulacro della Santa su un cocchio bianco infiorato viene portato in processione con il carro trainato dai buoi da Cuglieri alla borgata di Santa Caterina accompagnata da una folla di fedeli e dalla confraternita di Santa Croce che il pomeriggio del lunedì la riportano in basilica. Il culto della Santa fu introdotto nel territorio di Cuglieri verso il VII secolo d.C. quando la devozione cristiana si irradiò dalla città di Cornus. La chiesa fu eretta sopra le rovine di un precedente santuario cartaginese di cui si conserva ancora qualche elemento. Tra di essi un capitello sopra il quale è messo il tabernacolo. La chiesa è costituita da due corpi: uno anteriore più grande e uno posteriore più piccolo. Può essere che le incursioni dei Saraceni l'abbiano danneggiata, ma dopo l’anno Mille, in seguito alla cacciata del famoso "Musetto", re delle Baleari, ci sia stata la ripresa. L'abitato allora si chiamava Salamata di Pittinuri e il nome è conservato nel rione di Santa Caterina che ora si chiama Salamedu. Si hanno notizie precise dell'esistenza della Chiesa e del Culto di Santa Caterina dall'inizio della dominazione Aragonese più o meno verso il 1350 d.C. La Chiesa aveva allora un custode e da alcuni documenti sappiamo che pagava le decine al Vescovo di Bosa. Ci sono delle costruzioni affiancate alla Chiesa che dovevano servire per alloggiare sia il personale ecclesiastico che le persone che provenivano da Cuglieri in occasione della festa della Santa. La Chiesa aveva dei possedimenti terrieri tutto attorno e lungo il fiume che sbocca vicino mare. La presenza degli abitanti non era continua perché la zona era soggetta alle incursioni di pirati Saraceni. La tranquillità si ebbe sotto il dominio spagnolo quando il re Filippo secondo fece costruire nel 1600 le torri di Pittinuri e del Pozzo. Sulla Chiesa non c'è nessuna leggenda, ma c'è una sulla Santa. Si racconta che l’imperatore Massenzio, giunto un giorno ad Alessandria, ordinò di offrire un sacrificio agli dei alla presenza di tutto il popolo. Anche la principessa Caterina si recò al tempio con le sue ancelle, ma giunta davanti all’imperatore gli rimproverò il sacrificio offerto agli dei e lo invitò a credere nell’unico Dio e in Gesù Cristo. Al termine del sacrificio l’imperatore convocò Caterina nel suo palazzo e con l’aiuto di filosofi cercò di convincerla a rinnegare la fede, ma invano. Invaghitosi della giovane che era bellissima le propose di sposarlo promettendogli tutto ciò che avesse desiderato .Tutto fu inutile e Caterina fu condannata al supplizio della ruota e poi alla decapitazione. Era l’anno 305. Queste vicende sono cantate nelle Laudes in onore della Santa composte da 12 strofe che i fedeli cantano durante la novene e in processione.
Matteo Salvagnolu, IV D Liceo classico